Cerca |
|
|
|
Progetto
Ovidio - database
|
|
|
|
autore
|
brano
|
|
Cicerone
|
Della divinazione, II, 10
|
|
originale
|
|
10 Eadem in litteris ratio est reliquisque rebus, quarum est disciplina. Num censes eos, qui divinare dicuntur, posse rispondere, sol maiorne quam terra sit an tantus quantus videatur, lunaque suo lumine an solis utatur? sol, luna quem motum habeat? quem quinque stellae, quae errare dicuntur? Nec haec qui divini habentur profitentur se esse dicturos, nec eorum, quae in geometria describuntur, quae vera, quae falsa sint: sunt enim ea mathematicorum, non hariolorum.
De illis vero rebus quae in philosophia versantur, num quid est quod quisquam divinorum aut rispondere soleat aut consuli quid bonum sit, quid malum, quid neutrum? Sunt enim haec propria philosophorum.
|
|
traduzione
|
|
10 Lo stesso ragionamento vale per le lettere e per tutte le altre materie che sono oggetto d'insegnamento. Credi forse che quelli che hanno fama di essere indovini siano capaci di dire se il sole sia pi? grande della terra o tanto grande quanto lo vediamo, e se la luna risplenda di luce propria o riflessa dal sole? quale movimento abbiano il sole e la luna? quali le cinque stelle che chiamiamo erranti? Quegli stessi che son ritenuti indovini non presumono di saper dire queste cose, n? di pronunciarsi sulla verit? o falsit? delle nozioni acquisite mediante figure geometriche: queste son cose di pertinenza dei matematici, non dei profeti.
Quanto, poi, alle questioni filosofiche, ce n'? forse qualcuna a cui qualsiasi indovino sia solito dare una risposta, o per cui venga consultato allo scopo di sapere che cosa sia bene, che cosa male, che cosa indifferente? No, sono questioni proprie dei filosofi.
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|